TFR

14.01.2015 17:40

La tassazione più conveniente (tra il 9 e il 15%) non ha convinto i dipendenti

La possibilità e le modalità attraverso le quali il Tfr può essere destinato ai fondi pensione non sono state modificate dalla legge di stabilità. I termini per il versamento del Tfr alle forme pensionistiche complementari sono quindi nella maggior parte stabiliti dal Dlgs 252/2005.

L'obiettivo delle norme era quello (e sotto certi aspetti dovrebbero esserlo tuttora) di offrire la possibilità di continuare a ricevere al pensionamento una prestazione complessivamente adeguata, in linea con quella che in passato era corrisposta esclusivamente dall'Inps. I fondi pensione infatti avrebbero dovuto garantire una prestazione all'incirca corrispondente a quella che il sistema pubblico non avrebbe più corrisposto. In assenza di risorse ulteriori (già fortemente penalizzate dall'elevata contribuzione richiesta dall'Inps) il Tfr avrebbe dovuto costituire la principale forma di finanziamento dei fondi pensione.

I fatti

La storia è andata in maniera un po' diversa. Nel tempo infatti l'Inps ha ridotto le prestazioni garantite, introducendo il metodo contributivo e ritardando in maniera significativa i requisiti per l'accesso alle prestazioni. I fondi pensione viceversa non si sono sviluppati nella maniera prevista e attualmente solo uno su quattro dipendenti ha deciso di aderire ad una forma pensionistica complementare. Il risultato è che mediamente i lavoratori italiani si pensioneranno intorno ai 70 anni con una pensione pari a circa il 50/60% della retribuzione dell'ultimo anno di servizio. Una prestazione che potrebbe non consentire il mantenimento dello stesso tenore di vita. E che la richiesta del Tfr in busta paga potrebbe ulteriormente aggravare. Occorre che i lavoratori abbiano chiaro il contesto e l'importanza (oltre che la convenienza) di aderire ad un programma pensionistico complementare.

Le cause della diffidenza

Ma perché sino ad ora la previden za privata non si è adeguatamente sviluppata? Alcune indicazioni possono essere ricavate da un'indagine che la Covip e il Censis hanno presentato nel 2013. Principalmente i lavoratori non aderirebbero ai fondi pensione per mancanza di una informazione adeguata. Non sono chiare infatti le caratteristiche degli strumenti di previdenza complementare e soprattutto delle prestazioni garantite al pensionamento. Perplessità poi sono anche presenti su scelte che possono risultare irreversibili (una volta destinato il Tfr ad un fondo pensione la decisione non può essere più rivista). Maggiore fiducia è inoltre riposta sul rendimento certo garantito dal Tfr lasciato in azienda anziché su quello più aleatorio previsto da un fondo pensione.

La sensazione è che i lavoratori considerino troppo finanziaria e poco previdenziale la connotazione dello strumento. Il diffìcile contesto economico ha ovviamente anch'esso un impatto sulla scelta. I giovani ritengono che sia troppo prematuro il pensiero rimandando l'adesione, senza considerare che i primi contributi possono garantire una capitalizzazione su un periodo più prolungato e quindi una prestazione finale equivalente a versamenti più elevati effettuati successivamente. Talvolta le perplessità sono anche riferite all'entità della contribuzione che in taluni casi può risultare particolarmente elevata per poter ricevere prestazioni di un certo livello (d'altronde il fondo pensione si basa sul principio della capitalizzazione individuale e le facili promesse di un sistema a ripartizione sono difficilmente consentite).

La convenienza

I punti sollevati dai lavoratori appaiono in ogni caso tutti condivisibili. Alcuni aspetti devono però essere sottolineati. In particolare come, seppur rivisti dalla legge di stabilità, i benefìci fiscali concessi rendono la soluzione fondo pensione la migliore sotto un profilo economico. Giusto a titolo indicativo la prestazione corrispondente agli accantonamenti annui di Tfr destinati ad un fondo pensione viene assoggettata ad una aliquota finale variabile dal 9 al 15%, rispetto a quella prevista nelle altre soluzioni che come minimo è pari al 23% e può giungere anche oltre il 45% per redditi elevati. In caso di necessità poi l'iscritto ha diverse possibilità di richiedere una anticipazione delle prestazioni maturate. Tutti elementi che non dovrebbero essere sottovalutati.